Nell’intervista a Desigual è apparso come il mondo del lavoro possa assumere varie sfaccettature. Può essere duro e pesante, ma anche intrigante e piacevole. L’esperienza sul campo è diversa da persona in persona e chiunque si affacci a questa realtà per la prima volta, cerca sempre di ascoltare i consigli di chi fa parte di questo mondo. A tal proposito la redazione di Brain At Work ha pensato di fare un’intervista a Desigual. In particolare, ha contattato Daniele Puglia, un italiano residente in Spagna che svolge il ruolo di responsabile dello sviluppo ed espansione di Desigual in Italia. Il suo compito è quello di studiare a livello socio economico un determinato territorio e decidere se è redditizio per aprire punto vendita.
Di seguito l’intervista a Desigual.
Ciao Daniele. Da quanto tempo vivi in Spagna?
«Mi sono trasferito a Barcellona nel settembre del 2007, tra poco compirò sei anni».
Puoi raccontarci il tuo percorso formativo?
«Dopo essere uscito dalla scuola superiore per geometri a Trento mi sono iscritto al corso di laurea in Architettura e Produzione Edile, presso il Politecnico di Milano, sede di Mantova. In Spagna ho realizzato un master, presso l’università Pompeu Fabra, suddiviso in due parti: la prima in architettura e ambiente, la seconda in architettura e marketing. Attualmente sto finendo un MBA (master in Business and Administration) presso l’Universitá Politecnica di Catalunya».
Perché hai deciso di proseguirlo in Spagna e non in Italia?
«Penso che una buona formazione sia un ottimo biglietto da visita nel momento in cui ci si affacci sul mondo del lavoro e/o si cambi di lavoro e/o azienda; ma se ci focalizziamo sulla formazione di un unico paese rischiamo di auto tapparci le ali, stiamo limitando il nostro “mercato”. Quanto più europea può essere l’educazione di un individuo, tanto più “mercato” avrà».
La gavetta, nel mondo lavorativo, è un must per tutti i giovani che si affacciano a questo mondo. Prima di ricoprire il tuo attuale ruolo, che lavoro hai svolto?
«Un giovane che non ha svolto gavetta in vita sua non potrà mai essere un buon lavoratore. La gavetta è un must e deve rimanere tale. Quello che non è giusto è la maniera nella quale molte imprese approfittino di questo step fondamentale. Il mio inserimento in Desigual è particolare: sono entrato facendo un po’ di gavetta interna (oltre a quella precedentemente fatta in altri contesti), occupandomi per circa un anno di un ruolo di consulenza per il dipartimento legale, per quanto riguardava i nuovi contratti di affitto, su temi tecnici e commerciali. Se invece parliamo di tutte le mie esperienze lavorative posso svariare dal cameriere al commesso, dal commerciale al project manager. In ognuno di questi lavori ho svolto una parte iniziale di apprendimento, fondamentale per capire che cosa è il lavoro e qual è la maniera migliore di realizzarlo».
Sei soddisfatto del tuo lavoro?
«Non potrei essere più soddisfatto di così, anche se sono sicuro che si può migliorare».
Quanto conta il conseguimento della laurea ai fini dell’inserimento lavorativo?
«Ecco, questa è la gran domanda. Sono importanti le gambe per andare dal punto A al punto B? L’università da allo studente uno strumento di pensiero, non certo la conoscenza assoluta. Frank Lloyd Wright, considerato il piú grande Architetto americano del XX secolo, aveva studiato Ingegneria. Steve Jobs non era laureato, proprio come Bill Gates, eppure… Oggi giorno, il mondo del lavoro richiede una laurea come piccolo scalone all’ingresso. Di fatto, nei vari colloqui che ho realizzato in vita mia, sempre mi è stato chiesto in che mi ero laureato, mai mi è stato chiesto il punteggio o di presentare fisicamente il titolo».
Il possesso di una buona competenza pratica è un requisito migliore rispetto ad un buon cv universitario, oppure è necessario un giusto connubio tra i due fattori per ricevere maggiori apprezzamenti dalle aziende?
«Un buon cv universitario semplicemente sancisce che possiedi un ottimo strumento di pensiero. La domanda è: lo saprai usare? La pratica è tutto. Non c’è lavoratore, laureato o non, che guardando un proprio lavoro realizzato in passato, ne rimanga soddisfatto come a suo tempo. Da qui l’importanza di fare gavetta. Attenzione, non fraintendermi. La laurea per me è fondamentale, la pratica non è nulla se poi non siamo in grado di risolvere problemi nuovi (fuori dal controllo dell’esperienza) o se non siamo in grado di adattarci ai cambi. Come sempre il giusto sta nel mezzo».
Quali consigli senti di poter dare ad un neolaureato che si affaccia per la prima volta al mondo del lavoro?
«Di aver coraggio. Se non troviamo nulla che ci soddisfi in casa, zaino in spalla e camminare. Di non essere presuntuosi. Sei un neolaureato, non il possessore dell’onniscienza. Di non avere pregiudizi. Il lavoro è lavoro: non è detto che dobbiamo per forza esercitare nel campo in cui abbiamo studiato. Per ultimo, non per importanza, di non demoralizzarsi. Il mondo del lavoro è duro, è duro entrarci ed è duro rimanerci».
A cura di Antonio Pellegrino con Daniele Puglia di Desigual